Your search is running...

[Italian] “Padre della rivoluzione verde” in India condanna le colture GM come non sostenibili e non sicure

Il genetista vegetale M.S. Swaminathan, vincitore del World Food Prize, è conosciuto come “il padre della rivoluzione verde in India”, perché ha contribuito a introdurre nel paese un nuovo orientamento agronomico, influenzato dagli Stati Uniti, incentrato sulle moderne varietà ad alto rendimento di frumento e riso, con il relativo corredo di pesticidi e fertilizzanti chimici.

Senza dubbio il cotone Bt OGM ha fallito

Dal 1988 lo scienziato dirige la M.S. Swaminathan Research Foundation (MSSRF) a Chennai, India. Nei primi anni 2000 la Fondazione ha considerato le colture geneticamente modificate (OGM), e le biotecnologie in generale, non solo come dotate di un potenziale immenso, ma addirittura come “l’unico modo con cui possiamo affrontare le sfide del futuro”. Dato il ruolo di questo scienziato nella prima rivoluzione verde in India, il suo sostegno alle colture OGM è stato inevitabilmente presentato come l’avvio di una seconda rivoluzione verde.

Nel 2009, Swaminathan ha pubblicato un articolo nel quale sosteneva che, in dieci anni di commercializzazione di colture OGM, nessuna prova scientifica era emersa che dimostrasse che le preoccupazioni su questa tecnologia erano giustificate. Egli ha anche affermato che tutte le colture OGM sono state sottoposte a severi controlli normativi e che l’India avrebbe presto attivato “un’autorità di regolamentazione molto efficace, indipendente, credibile, per garantire la diffusione sicura dei prodotti OGM”.

Ma il sostegno alle colture OGM offerto da Swaminathan è stato sempre caratterizzato, anche in passato, da importanti inviti alla cautela: essi riflettevano la sua preoccupazione per la sostenibilità, la biosicurezza e per l’impatto di queste innovazioni agricole sulle aree agricole più povere. Queste preoccupazioni sembrerebbero ora confermate anche da un importante articolo, di recente pubblicato e verificato da altri scienziati [1], che ha come co-autore il suo collega P.C. Kesavan, nel quale lo scienziato condanna le colture OGM in quanto non sostenibili, e afferma che esse dovrebbero essere vietate in India. Egli è anche pesantemente critico sull’efficacia dei regolamenti adottati dall’India.

La natura radicale della nuova pubblicazione segna il suo evidente distacco dal precedente ampio sostegno fornito alle colture OGM, e sembra destinata a inserirlo in quella linea di scienziati, inizialmente a favore degli OGM, poi divenuti loro critici, tra i quali il dottor Caius Rommens, la dottoressa Belinda Martineau, il dottor Arpad Pusztai.

Sul cotone OGM ingegnerizzato geneticamente con il Bacillus Thuringensis (BT), utilizzato anche in India, Swaminathan e il Dr. Kesevan affermano:

“Non c’è dubbio che il Cotone BT geneticamente ingegnerizzato ha fallito in India: ha fallito come tecnologia agricola sostenibile, ma non è stato nemmeno in grado di fornire una sicura base di sussistenza ai coltivatori di cotone, che sono soprattutto agricoltori senza risorse finanziarie e tecniche, con piccole aziende collocate su terreni marginali.

“Che agli agricoltori che utilizzano il Cotone BT sia stato di recente rivolto un appello ad adottare il sistema più tradizionale, di lungo e positivo impiego, quello della lotta integrata (IPM) utilizzando il cotone Bollgard II, mostra la relativa efficacia di una tecnica tradizionale rispetto a quella biotech. È immorale chiedere agli agricoltori dapprima di adottare la tecnologia estremamente costosa del Cotone Bt e, poi, quando questo è successivamente fallito, di introdurre una tecnica tradizionale più economica per difendere il cotone Bollgard II. Sia le colture BT che quelle erbicida-tolleranti (HT) hanno ormai dimostrato di essere tecnologie agricole non sostenibili. Esse infatti non hanno diminuito il fabbisogno di pesticidi chimici tossici, che è stata presentata in primo luogo come la ragione per la loro introduzione”.

Preoccupazioni per la salute

Nel loro documento, Swaminathan e Kesavan ricordano che il Comitato di Esperti Tecnici (TEC) nominato dalla Corte Suprema dell’India in una causa sollevata dall’ambientalista Aruna Rodrigues ha raccomandato il divieto totale delle colture erbicida-tolleranti OGM. Swaminathan e Kesavan, che è stato uno degli esperti del TCE, richiamano l’attenzione anche sulle “crescenti preoccupazioni per la salute connesse con le colture BT”, nonché sulle prove che portano alla conclusione secondo cui “le tossine BT sono tossiche per tutti gli organismi, tra cui i mammiferi”. Per tali ragioni, gli esperti esigono che la moratoria indefinita, raccomandata del TCE nella sua relazione finale sulle colture BT, debba anche “tradursi in un divieto” delle colture BT.

Anche se Swaminathan e Kesavan nel loro articolo non includono il cotone BT in questa richiesta di divieto, essi affermano che il governo indiano ha fatto bene a porre una moratoria sulla melanzana BT. Essi constatano che, quando i dossier sulla biosicurezza sulla melanzana BT sono stati resi di dominio pubblico dalla Corte suprema, il comitato TEC nominato dal tribunale “ha trovato diverse carenze nella progettazione, nella raccolta dati e nella loro interpretazione, ed ha anche notato che studi più importanti non sono stati svolti”.

Gli autori riportano alcuni esempi degli effetti sulla salute non previsti dall’ingegneria genetica. Ad esempio, la vicenda del pomodoro Flavr Savr della Calgene, che è risultato capace di causare lesioni allo stomaco nelle cavie di ratti, e quella dello scandalo dell’L-triptofano, in cui un additivo alimentare prodotto utilizzando batteri OGM uccise 37 americani, oltre ad avere causato disturbi ad altri 1500.

Si pongono quindi la domanda retorica su come si possa affermare che gli OGM sono sicuri dal punto di vista alimentare, dato che essi non sono nemmeno etichettati negli Stati Uniti e, per questa ragione, qualsiasi danno da essi risultante non può essere fatto risalire al consumo di un qualsiasi alimento OGM.

Rischi degli erbicidi

Swaminathan e Kesavan menzionano le evidenze scientifiche in base alle quali gli erbicidi basati sul glifosato, utilizzati nella maggior parte delle colture OGM, ed il loro principio attivo, il glifosato appunto, sono stati rilevati genotossici, teratogeni (causando difetti alla nascita) e cancerogeni. Essi citano anche il recente caso giudiziario verificatosi negli Stati Uniti, in cui una giuria ha riconosciuto al giardiniere Dewayne Johnson 289 milioni di dollari di danni (successivamente ridotto a 78 milioni dal giudice) contro Monsanto, a seguito della constatazione che l’azienda che produce l’erbicida totale a base di glifosato Roundup può aver determinato il suo cancro e che la società aveva nascosto questi rischi.

Essi affermano che la senape OGM tollerante all’erbicida glifosinato, della quale è stata richiesta alle autorità di controllo indiane il permesso di commercializzazione “deve essere vietata”, poiché “il glufosinato genotossico è altrettanto pericoloso del glifosato”.

Essi fanno anche riferimento ad uno studio che mostra che il rendimento delle colture OGM in generale si è rivelato non superiore a quello delle colture non OGM, aggiungendo che l’India ha diverse varietà di senape che producono più della varietà OGM.

Critiche alle autorità

I due scienziati avanzano dure critiche nei confronti delle autorità indiane incaricate della regolamentazione sugli OGM, il Comitato di approvazione per l’ingegneria genetica (GEAC) e il Comitato di revisione sulla manipolazione genetica (RCOGM). Scrivono infatti che il funzionamento dei GEAC e del RCOGM è stato giustamente sottoposto a gravi critiche a causa di conflitti di interesse endemici, mancanza di esperienza nei protocolli di valutazione del rischio degli OGM, compresa la valutazione della sicurezza alimentare, la valutazione dei loro impatti ambientali, la mancanza di “necessità” di una costosa tecnologia transgenica ed il fatto che essa deve includere anche una valutazione socio-economica del loro impatto sui piccoli agricoltori privi di risorse finanziarie in aree rurali marginali, valutazione anch’essa assente.

Aggiungono che questi organi di controllo sono stati pesantemente criticati da tre relazioni governative ufficiali. Esigono “una revisione indipendente e rigorosa delle colture geneticamente ingegnerizzate, con assenza assoluta di alcun conflitto di interesse”. Ciò che manca in India, si afferma, sono “persone di provata competenza in tossicologia genetica e analisi della sicurezza” e di “economisti qualificati che abbiano dimestichezza con e diano priorità alle condizioni di vita rurale, agli interessi dei piccoli agricoltori poveri di risorse finanziarie dislocati nelle aree marginali, piuttosto che servire gli interessi delle multinazionali e dei loro profitti”.

Concludono: “Crediamo fermamente che l’integrità scientifica e la responsabilità sociale non siano negoziabili. Nessuna tecnologia può essere esentata da questi valori”.

Sembra probabile che, nonostante la fama internazionale di M.S. Swaminathan ed il brillante curriculum di P.C. Kesavan, essi ora saranno sottoposti al genere di duri attacchi che sono già piovuti su altri scienziati che hanno messo in evidenza le gravi preoccupazioni in merito alle colture ed agli alimenti OGM.

Riferimenti

1. P.C. e la SM (2018). Modern technologies for sustainable food and nutrition security. Current Science 115 (10). 25 nov. http://www.currentscience.ac.in/Volumes/115/10/1876.pdf

fonte: https://www.gmwatch.org/en/news/latest-news/18623-father-of-green-revolution-in-india-slams-gm-crops-as-unsustainable-and-unsafe